Turismo Religioso - itinerari di culto
alla scoperta di chiese - basiliche - monasteri - Santuari - cattedrali
Chiesa Santa Maria ad cryptas
Fossa (AQ) - a 06 km dalla struttura
Percorso su Google maps
Tutti i Sabato e Domenica di Luglio e Agosto 2023
Santa Maria ad cryptas – ore 10.00/13.00 e 15.00/18.00
Apertura
In collaborazione con l’associazione “Semi sotto la Pietra” (info cell. 3713192253)
Per info per apertura nei giorni feriali e festivi della Chiesa, inviare mail almeno 72 ore prima a comunefossa@tin.it
La facciata a forma di capanna presenta un portale, ad arco acuto con leoni in pietra e pilastri, che, pur conservando le caratteristiche proprie dell'arte abruzzese, è uno dei primi esempi locali ispirato alle forme gotiche.
L'interno segue il modello cistercense con una sola navata divisa in tre campate conclusa da un presbiterio di forma quadrata. Di fronte al presbiterio la scaletta che conduce alla piccola cripta, che secondo gli storici era originariamente un ipogeo dedicato al culto della dea Vesta.
Il culto alla divinità femminile è stato sovrapposto nel corso dei secoli a quello mariano: di notevole spessore artistico sono due immagini la prima è una pregevolissima Madonna del Latte tempera su legno tra le più antiche d’ Abruzzo, datata e firmata Gentile da Rocca datata 1283, mentre, al centro della parete settentrionale, una raffinata Cappella ospita l’ Annunciazione datata 1486 di Sebastiano di Nicola da Casentino, tra i maggiori rappresentanti del rinascimento abruzzese.
Ma l’assoluta particolarità di Santa Maria ad Cryptas risiede nei due distinti cicli d’affreschi che ne ricoprono interamente l’interno. Il primo ciclo opera di artisti bizantino-cassinesi nell'abside, nella parete meridionale, nell'arco trionfale e nella parete di contro-facciata, il secondo ad opera di pittori di scuola toscana di gusto protogiottesco , che riaffrescarono la parete settentrionale riedificata in seguito al terremoto del 1313.
Il ciclo bizantino-cassinese inizia dalla parete destra dell'arco trionfale e quindi per proseguire sulla parte meridionale, ove sono presenti splendide scene tratte dalla Genesi.
Nell'abside sono le rappresentate, come era usanza presso la cultura bizantina, le scene della Passione del Cristo. Sulla parete di sinistra una magnifica Ultima Cena, sulla parete frontale troviamo invece San Giovanni Battista, San Paolo, Cristo Pantocratore, San Pietro e San Giovanni Evangelista. In basso si procede con la Flagellazione e quindi al centro la Crocifissione con la Madonna e San Giovanni Evangelista, la Deposizione.
Nella parte inferiore della parete infiltrazioni e usura hanno causato la disgregazione di numerosi altri dipinti. Si sono invece conservate alcune iscrizioni riportanti i nomi dei committenti dell'opera: si tratta di Guglielmo Morelli di Sant'Eusanio, ( la cui esistenza è stata accertata in documento del 1259) di sua moglie, di un abate Guido e di tre giovani donne. Il ciclo termina sulla parete di contro-facciata con la raffigurazione del Giudizio Universale, uno tra i più antichi d'Abruzzo. La leggenda vuole che Dante Alighieri, in visita a questa chiesa in occasione della nomina di Celestino V, fu talmente colpito dai dipinti del Giudizio da trarne spunto per la sua Commedia.
Il ciclo di scuola toscana, databile alla seconda metà del XIV secolo, occupa la parete settentrionale ed è dedicato alla vita della Madonna. Le scene narrano San Gioacchino tra i pastori, l'Incontro presso la Porta Aurea, l’Annunciazione, la Natività, la Malattia della Vergine, il Trasporto del corpo di Maria da parte degli Apostoli, la Deposizione della Vergine e l'Assunzione di Maria.
Pertanto il monumento nel suo complesso rappresenta un vero e proprio caposaldo dell’ arte medievale abruzzese abbracciando ben tre secoli di storia, ed è pertanto un vero e proprio museo d’ immagini figurative.
Bominaco (AQ) - a 20 km dalla struttura
E’ possibile visitare le chiese monumentali di Bominaco tutti i giorni:
Dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:00 (ora Legale)
Dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 16:00 (ora solare)
A Bominaco per scoprire la Cappella Sistina d’Abruzzo – Nell’altopiano di Navelli, lungo strade percorse da monaci, pellegrini e pastori, sorge il piccolo borgo di Bominaco, noto per la presenza di quella che è comunemente chiamata la Cappella Sistina d’Abruzzo. Si tratta dell’Oratorio di San Pellegrino, santo cui era intitolata la prima comunità religiosa locale. Un tesoro sorprendente che, varcata la porta d’ingresso, vi lascerà a bocca aperta.
PER VISITARE LE CHIESE MONUMENTALI DI SANTA MARIA ASSUNTA E SAN PELLEGRINO arrivare davanti al cancello dell’oratorio di S. Pellegrino e telefonare al numero che trovate sul cancello. Non occorre prendere appuntamento. Per la visita guidata al complesso monastico (Le guide non percepiscono stipendio). E’ vietato fare foto all’interno dei monumenti. Chi ha necessità di farle deve venire munito di permesso rilasciato dalla Curia di L’Aquila.
La chiesa di Santa Maria Assunta e l'Oratorio di San Pellegrino facevano parte di un Monastero risalente all'inizio dell'era cristiana.
Tra III e IV secolo, infatti, divenne luogo di sepoltura di San Pellegrino, martirizzato a Bominaco trafitto da lance.
La datazione della chiesa di Santa Maria Assunta non è certa, ma sicuramente precede la data del 1180 riportata sul pulpito e del 1223 riportata e sull'altare. Le prime fonti storiche che citano la chiesa sono un diploma imperiale di Corrado II del 1027, un diploma di Enrico V del 1118 ed una bolla di Leone IX del 1051. In essi il monastero viene citato come ecclesia sancti Peregrini.
Alcuni secoli dopo il martirio di San Pellegrino, intorno all'VIII, venne edificata sulla sua tomba una prima chiesa che venne donata all'abbazia benedettina di Farfa, dalla quale si rese indipendente solo nel 1001. Di tutto il complesso oggi restano solo la Chiesa e l'Oratorio, due splendidi esempi dell'architettura romanica abruzzese. La data di costruzione della chiesa di Santa Maria Assunta ò va riferita al periodo tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo.
La decorazione dell'archivolto e dell'architrave del portale ricorda quella dei portali di San Liberatore a Maiella e San Pietro ad Oratorium. La chiesa contiene all'interno un complesso di eccezionale pregio artistico costituito dalle dodici colonne, dal pulpito e dal candelabro.
L'interno della chiesa presenta le tre navate separate da dodici colonne tutte disuguali tra loro e culminano in bellissimi capitelli che si ispirano allo stile corinzio. presumibilmente realizzate con materiale recuperato dalla vicina Peltuinum. Ad opera dell'abate Giovanni nella seconda metà del Duecento la chiesa si arricchisce di arredi che costituiscono vere opere d'arte. A lui si deve l'ambone che si trova sul lato sinistro della navata centrale e che fu realizzato nel 1180
Il ciborio e l'altare sono datati al 1233, anno della consacrazione della chiesa. Particolarmente lavorato è il fregio dell'architrave che riproduce gli stessi motivi vegetali dei capitelli misti a figure animalesche, come l'agnello, il lupo o il leone e a scene di caccia e di vita quotidiana.
Nella zona presbiteriale, accanto al ciborio si trova un cero pasquale tra i più belli ed originali dell'intera regione.
Santuario - Eremo - Madonna d'Appari
Paganica (AQ) - a 10 km dalla struttura
È situato sul percorso che congiunge le due frazioni aquilane di Paganica e Camarda, sulla strada che da L'Aquila sale verso il Gran Sasso, in una posizione suggestiva all'interno di una gola.
La sua costruzione risale al XIII secolo a seguito della presunta visione della Madonna Addolorata con in grembo il Cristo morto da parte di una donna del luogo, la pastorella Maddalena Chiaravalle.
La popolazione del borgo costruì dapprima un'edicola votiva dedicata alla Madonna, quindi un tempietto ricavato addossato al massiccio roccioso. Tra il XIV e il XV secolo si edificò la facciata e, successivamente, la struttura venne ampliata con la realizzazione delle aperture verso il torrente Raiale (1519), l'ingrandimento del corpo centrale (1559) e l'installazione del quadro di Pompeo Musonio intitolato Madonna del Santissimo Rosario con i quindici misteri (1956).
Il santuario è stretto tra una parete rocciosa e il corso del torrente Raiale, affluente dell'Aterno, che costituiscono un sagrato naturale. La facciata si presenta semplice e caratterizzata da un portale con arco a tutto sesto, una finestra circolare e un campanile a vela con tre fornici.
L'interno, a navata unica con volte a crociera, è tagliato trasversalmente da due archi strutturali ed è interamente affrescato con la tecnica della rappresentazione a fumetti.
Il presbiterio, probabilmente l'area più antica dell'edificio, si presenta ruotato rispetto all'asse della chiesa e di forma irregolare dovuta all'adiacenza con la parete rocciosa.
Santuario di San Gabriele dell'Addolorata
Isola del Gran Sasso (Te) a 40 km dalla struttura
Il percorso prevede il pagamento di pedaggi. Autostrada A24
Orario di apertura
Orario solare (novembre-marzo):
lunedì-venerdì 7.30-13.00 14.00-18.30
Sabato 7.30-19.00
Domenica e giorni festivi 6:30-19.15
Sabato 7.30-19.00
Domenica e giorni festivi 6:30-19.15
Orario legale (aprile-ottobre):
lunedì-venerdì 7.30-13.00 14.00-19.00
Sabato 7.30-19.15
Domenica e giorni festivi 6:30-20.00
Sabato 7.30-19.15
Domenica e giorni festivi 6:30-20.00
Sante Messe
Lunedì – Venerdì:
8.00 – 9.30 – 11.00 – 16.00 – 17.00
8.00 – 9.30 – 11.00 – 16.00 – 17.00
Sabato:
8.00 – 9.00 – 10.00 – 11.00 – 16.00 – 17.00 – 18.00
8.00 – 9.00 – 10.00 – 11.00 – 16.00 – 17.00 – 18.00
Domenica e giorni festivi:
8.00 – 9.00 – 10.00 – 11.00 – 12.00 – 16.00 – 17.00 – 18.00 (19.00 ora legale)
8.00 – 9.00 – 10.00 – 11.00 – 12.00 – 16.00 – 17.00 – 18.00 (19.00 ora legale)
Gabriele dell'Addolorata, è stato un religioso italiano della Congregazione della Passione di Gesù Cristo. Proclamato santo nel 1920 da papa Benedetto XV, la sua memoria liturgica è celebrata il 27 febbraio.
È patrono della regione Abruzzo, della Gioventù cattolica italiana e del comune di Martinsicuro e della città di Civitanova Marche e del Comune di Bovolenta (Padova).
ll santuario di San Gabriele dell'Addolorata si trova ai piedi del Gran Sasso, nel comune di Isola del Gran Sasso d'Italia, in provincia di Teramo.
Il santuario abruzzese comprende 4 strutture principali:
- il convento, che ospita la sede dei Passionisti, dove nel 1862 morì san Gabriele dell'Addolorata;
- l'antica chiesa, innalzata nel 1908 in onore di san Gabriele;
- la nuova chiesa del 1970 in cemento armato, vetro ed acciaio, che in genere viene aperta nei giorni festivi per accogliere l'alto numero di pellegrini (può contenere 5/6 000 persone);
- la sede del periodico Eco di San Gabriele, rivista mensile collegata all'attività del santuario.
Il santuario di San Gabriele dell'Addolorata è una meta di pellegrinaggio molto cara ai giovani. Due gli appuntamenti principali: uno nel mese di marzo, a cento giorni dall'esame di stato, per prendere il diploma di scuola media superiore, in cui migliaia di studenti provenienti dall'Abruzzo e dalle Marche, arrivano al santuario, per pregare per un buon esito dell'esame, e nel quale vengono benedette le penne; ed un altro nell'ultima settimana di agosto, in cui viene celebrata la tendopoli durante la quale centinaia di giovani (ma anche meno giovani) si accampano per cinque giorni, dando vita ad un meeting religioso.
Ogni anno numerosi pellegrini si recano nel santuario di San Gabriele ad Isola del Gran Sasso per visitare la sua tomba e il convento dove visse gli ultimi anni, per accostarsi ai sacramenti della penitenza (confessione) e dell'eucaristia.
Numerose persone hanno riferito di miracoli ottenuti attraverso la sua intercessione e patrocinio. Santa Gemma Galgani sostenne che per intercessione di san Gabriele era guarita da una grave malattia. Con il suo esempio la santa lucchese definì meglio la sua vocazione passionista.
Un'altra testimonianza della mano miracolosa del giovane Santo proviene dal Veneto, ove vive la signora Albina Gomiero. Nipote di un ex-parroco Monsignore del trevigiano, narra che da piccola era ormai condannata a morire per una grave malattia. Fino alla notte in cui le apparve in sogno "quel giovanetto del quadro", come dichiarò allo zio prelato l'indomani mattina, riferendosi all'effigie di San Gabriele che il religioso teneva nel suo studio in canonica. Da allora la signora si reca ogni anno nel Santuario di Isola del Gran Sasso.
San Gabriele è molto venerato nella Regione Marche, in modo particolare nella province di Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno.
Una devozione particolare è nella Val di Chienti precisamente a Morrovalle dove ha fatto il noviziato nel convento dei Padri Passionisti e nella Citta' di Civitanova Marche, città natale della mamma del Santo. Qui il 13 maggio 1823 nel santuario di San Marone Martire si sposarono i suoi genitori Sante Possenti e Agnese Frisciotti. Il papà Sante amministrò per quattro anni questa città. Inoltre il giovane Gabriele soggiornò a Civitanova il 9 settembre 1856.
A Lui è intitolata una parrocchia e la banda cittadina. San Gabriele dell'Addolorata è patrono della Citta' di Civitanova Marche assieme a San Marone Martire e Santa Maria Apparente. Inoltre a Civitanova sono anche custodite e venerate in artistici reliquiari tre Sacre Reliquie Insigni del giovane santo concittadino.
Santuario San Giovanni Paolo II
San Pietro della Ienca (AQ) a 20 km dalla struttura
l Santuario è aperto tutto l'anno con i seguenti orari.
Orario estivo (maggio-ottobre): tutti i giorni dalle 10 al tramonto (dalle 18)
Orario invernale* (ottobre-maggio): sabato e domenica dalle 10 alle 17
Visite di gruppi:le visite oltre l'orario indicato sono consentite solo previa prenotazione al Rettore
AVVISO: consultare sempre la sezione NEWS per le variazioni agli orari
Le celebrazioni durante l'orario invernale sono sospese
Le celebrazioni durante l'orario invernale sono sospese
*essendo in alta montagna dipende dalle condizioni metereologiche e dalle disposizioni dell'Autorità competente per la strada di accesso.
San Pietro della Ienca (o Jenca o Genca) è uno dei 99 borghi che nel XIII secolo hanno contribuito alla fondazione della Città dell'Aquila.
E' localizzato all'interno del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga. All'interno del borgo è presente l'antica chiesa medievale di San Pietro che il 18 maggio 2011 è stata eretta quale primo Santuario di San Giovanni Paolo II, il quale da sempre ha avuto un grande legame con le montagne abruzzesi e in particolare con il comprensorio del Gran Sasso d'Italia.
Il luogo è di grande pregio dal punto di vista paesaggistico e naturalistico ed è un polo di grande attrazione turistica in prossimità della base della funivia per raggiungere Campo Imperatore, gli impianti sciistici e le alte vette.
San Pietro della Ienca è facilmente raggiungibile attraverso l'autostrada A24, uscita Assergi e dista circa venti chilometri dalla Città dell'Aquila. Dal borgo parte il Sentiero denominato "Karol Wojtyla" che consente di raggiungere la "Cima Giovanni Paolo II".
La Jenca è un borgo utilizzato un tempo dai pastori abruzzesi della zona di Camarda, alle pendici del Gran Sasso d'Italia, la vetta più alta dell'Appennino. Si trova lungo la strada provinciale del Vasto. E' situato su di un colle, a circa 1100 metri.
La Chiesa di San Pietro in località "la Jenca" è stata eretta in Santuario diocesano dedicato a San Giovanni Paolo II, nel maggio 2011 da S. E. R. Mons Giuseppe Molinari, Arcivescovo Metropolita dell'Aquila.
Il motivo per cui la Chiesa è stato eretta a Santuario è costituito dalle numerose visite private di Papa Karol nella zona. Durante i giorni di riposo dai vari impegni legati al ministero petrino, San Giovanni Paolo II, amante della montagna, spesso ha passeggiato lungo i prati circostanti la Chiesa di San Pietro e si è raccolto in preghiera in quello che oggi è il Santuario a lui dedicato.
All'interno della Chiesa è custodita la reliquia "ex sanguine" del Santo donata al Santuario in segno della "presenza" spirituale del Papa.
Il Santuario è stato elevato dal Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica Vaticana, a Chiesa "sub umbra Petri".
L'Aquila - a soli 13 km dalla struttura
Gli orari di apertura della basilica sono i seguenti:
Tutti i giorni dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e dalle ore 15 alle ore 18
Fondata nel 1288 per volere di Pietro da Morrone — qui incoronato papa con il nome di Celestino V il 29 agosto 1294 — è considerata la massima espressione dell'architettura abruzzese, oltre che il simbolo della città ed è stata dichiarata monumento nazionale nel 1902.
Dal 1327 ospita le spoglie del pontefice, attualmente conservate all'interno del mausoleo di Celestino V, realizzato nel 1517 ad opera di Girolamo da Vicenza, maestro di Andrea Palladio. È sede di un giubileo annuale, il primo della storia, istituito con la Bolla del Perdono del 29 settembre 1294, oggi noto con il nome di Perdonanza Celestiniana e classificato dall'Unesco tra i patrimoni orali e immateriali dell'umanità; pertanto, è caratterizzata dalla presenza di una Porta Santa sulla facciata laterale.
La chiesa, che vanta il titolo di basilica minore insieme alle concittadine San Bernardino e San Giuseppe Artigiano, è stata rimaneggiata più volte nel corso dei secoli soprattutto a causa dei danni causati dai frequenti terremoti e presenta una commistione di diversi stili architettonici. In seguito al sisma del 2009, è stata sottoposta a lavori di consolidamento e restauro che si sono conclusi nel 2017 e hanno ottenuto il premio del patrimonio culturale dell'Unione europea nel 2020.
La basilica di Santa Maria di Collemaggio è un edificio religioso dell’Aquila, sito appena fuori la cinta muraria, sull’omonimo colle.
È sede di un giubileo annuale, il primo della storia, istituito con la Bolla del Perdono del 29 settembre 1294 e noto con il nome di Perdonanza Celestiniana.
All'interno vi sono custodite le spoglie mortali del Santo Pontefice Celestino
L'Aquila - a soli 14 km dalla struttura
Orario Apertura al pubblico dalle 7.00 alle 19.00
Orario SS. Messe Festivo 8.30, 11.30, 18.30 | Feriale 7.00, 18.30
La maestosa Basilica, sviluppatasi a partire dal XV secolo per accogliere il corpo di San Bernardino da Siena, costituisce un preziosissimo scrigno architettonico con i suoi più alti esempi di arte sacra abruzzese.
Al visitatore è data l’opportunità di vivere un’esperienza unica accostandosi ai grandi tesori d’arte in essa custoditi, nella consapevolezza che la bellezza deriva da Colui che tutto ha creato e a cui tutto ritorna attraverso la contemplazione, la preghiera e il religioso stupore.
La cura della Basilica, patrimonio del Fondo Edifici del Culto (FEC), è affidata ad una comunità di frati francescani, che, garantendo lo svolgimento quotidiano dell’azione liturgica e promuovendo la venerazione del Santo senese, contribuisce ad elevare questo luogo a porto di speranza per i cittadini aquilani e per tutti coloro che ivi si recano.
La basilica è costituita da un corpo longitudinale a tre navi con cappelle laterali, innestato su un corpo ottagono coperto da una alta cupola su tamburo finestrato con alla base quattro cappelle radiali e una lunga abside.
L’attuale aspetto interno è il frutto del rifacimento settecentesco seguito al terremoto del 1703 e, per quanto concerne le navi minori, dei lavori eseguiti nella prima metà del Novecento che hanno modificato l’architettura delle navate minori stesse inserendo trabeazioni in corrispondenza dei pilastri e frazionando la volta continua in tante minori.
La Basilica di San Bernardino, una delle più alte espressioni dell’architettura religiosa in Abruzzo, è stata costruita nella seconda metà del Quattrocento per custodire ed onorare il corpo del Santo morto all’Aquila nel 1444. Il 20 settembre del 1451 papa Nicolò V emise la bolla che autorizzava l’erezione della basilica con annesso convento e il 28 luglio del 1454 san Giacomo della Marca, in qualità di commissario pontificio per la fabbrica, disegnava al suolo il perimetro del tempio.
L’architettura della primitiva chiesa quattrocentesca, di chiara derivazione gotica con archi, monofore e bifore a sesto acuto, pilastri ottagoni, seguiva uno schema planimetrico costituito, come oggi, da un corpo a tre navi con cappelle laterali, innestato su un corpo ottagono coperto da una alta cupola su tamburo illuminato da bifore e dilatato alla base da cappelle radiali e un’abside allungata coperta da una volta nervata e scandita da paraste poligonali. Così come paraste e nervature poligonali caratterizzavano l’architettura delle cappelle laterali di pianta quadrangolare a destra e poligonali a sinistra. Le navate erano coperte da un soffitto ligneo.
La cupola aveva dimensioni analoghe all’attuale, il campanile era più alto con due celle finestrate sovrapposte ed un tetto slanciato a piramide ricoperto di piombo. Sul fianco orientale della basilica si estende l’edificio conventuale costruito attorno a quattro chiostri cui un tempo era annesso un orto molto esteso che raggiungeva le mura orientali della città.
Della primitiva chiesa rinascimentale, che si conserva in gran parte sotto la fodera settecentesca, sono visibili alcune testimonianze come i capitelli e gli archi di ingresso alle cappelle dell’Ecce Homo e di Sant’Antonio dei miracoli, lacerti di capitelli e paraste nel coro, la cappella gotica, le due paraste dell’arco di ingresso della cappella del Terz’Ordine e infine nel primo pilastro sulla destra entrando si possono notare porzioni dell’originaria colonna ottagonale rivestita dalla muratura settecentesca.
I due capitelli rinascimentali rinvenuti nell’aria absidale durante i recenti lavori di riparazione dopo il sisma del 2009.
L'Aquila - a soli 14 km dalla struttura
info 334 7105334
Orario di Apertura: dalle 9:00 alle 19:00 dal lunedì alla domenica
Santa Messa Feriale – ogni giorno ore 18.00
Adorazione Eucaristica – ogni sabato ore 17:15
Santa Messa Prefestiva – ogni sabato ore 18:00
Santa Messa Festiva – ore 8:00, 10:00, 11:30
Durante le celebrazioni liturgiche si prega di astenersi dal visitare la chiesa
Deve la sua realizzazione agli abitanti del castello di Collebrincioni che contribuirono così alla fondazione della città nel XIII secolo.
È caratterizzata dai resti di un importante ciclo di affreschi realizzato dal Maestro di Beffi. Tra il XV ed il XVI secolo risentì dell’influenza della famiglia Branconio che la valorizzò con opere di Francesco da Montereale, di Raffaello Sanzio e Giulio Cesare Bedeschini. Nel 1902 è stata inserita nell’elenco degli edifici monumentali nazionali.
La chiesa preesistente insisteva direttamente sulle mura dell’Aquila che, nella prima configurazione, si sviluppavano dal Palazzo Reale — adiacente l’attuale chiesa di San Domenico — sino a San Silvestro, come testimoniato dalla presenza del torrione sul fianco sinistro. L’esatta datazione dell’odierna San Silvestro è oggetto di discussioni tra gli esperti.
Quel che è certo è che i lavori sull’impianto attuale sono documentati nel 1350, data in cui è verosimile ipotizzare l’edificazione della facciata.
A partire dal XV secolo la chiesa risentì dell’influenza della potente famigli Branconio la cui prima dimora venne costruita frontalmente alla chiesa. Successivamente al terremoto del 1461 vennero finalmente portate a termine le decorazioni pittoriche e gli abbellimenti architettonici all’interno dell’edificio che venne impreziosito, nel XVI secolo, dagli affreschi di Francesco da Montereale, di cui sopravvivono quelli nelle due edicole in controfacciata.
Intorno al 1517 Giovanni Battista Branconio pronotario di papa Leone X commissionò a Raffaello Sanzio una Visitazione come dono al padre Marino. La tela venne collocata nella cappella di famiglia allestita nell’abside della navata sinistra e vi rimase sino al 1655 quando, su pressione degli spagnoli, papa Alessandro VII ne autorizzò la consegna al re Filippo IV di Spagna, nonostante le proteste degli aquilani.
Alla metà del 500 risale anche l’edicola posta sulla parete di destra, che in origine ospitava il pregevole gruppo scultoreo della Madonna di San Silvestro, oggi al Museo Nazionale d’Abruzzo. Sul finire del secolo venne allestita una seconda cappella utilizzando il vano del torrione posto sul muro di sinistra in cui venne realizzata una cupolina su base ottagonale e venne collocato un altare di fino gusto barocco — primo esempio di questo stile in città — impreziosito dal Battesimo di Costantino di Baccio Ciarpi.
Nel 1625 per volere di Girolamo Branconio, nipote di Giovanni Battista, la cappella di famiglia venne rinnovata ad opera di Giulio Cesare Bedeschini, che ne arricchì la composizione con la Presentazione di Gesù e la Presentazione di Maria. Girolamo inoltre realizzò una controvolta all’interno del vano absidale che anticipava le esigenze di una nuova spazialità seicentesca per l’intero organismo architettonico.
Cattedrale dei Santi Massimo e Giorgio (Duomo dell'Aquila)
L'Aquila (AQ) a 14 km dalla struttura
Percorso su Google maps
086224518
È il principale luogo di culto dell'Aquila. Edificata nel XIII secolo, venne distrutta dal terremoto del 1703 per essere successivamente restaurata nel XIX e nel XX secolo.
Gravemente danneggiata dal terremoto del 2009, è attualmente inagibile. L'edificazione della Chiesa è legata alle vicende della fondazione della città; l'edificio venne poi ricostruito in seguito al terremoto del 1315, il primo della storia aquilana, con l'aggiunta di un rivestimento in conci di pietra. L'impianto strutturale duecentesco, a tre navate con abside e transetto, rimase immutato sino al crollo del 1703.
Tra il 1461 e il 1480, la Chiesa venne profondamente restaurata con la costruzione della scalinata sulla Piazza, delle cappelle laterali e, soprattutto, del Sepolcro del Cardinale Amico Agnifili, opera di Silvestro dell'Aquila. Al XVI secolo risalgono l'innalzamento della torre campanaria, opera di Girolamo Pico Fonticulano, e la sopraelevazione della copertura.
Dopo il 1703, del Duomo originario rimane solo il fianco settentrionale. Nel 1851 si decise di riedificare il prospetto principale in stile neoclassico, su progetto di Giambattista Benedetti. Al 1928 si deve la parte superiore, con l'aggiunta di due torri campanarie, la tripartizione mediante paraste e il portale in rame. Il rivestimento è a intonaco cementizio. L'interno, in stile barocco, è ampio e luminoso, con pianta a croce latina a navata unica centrale.
Tra i dipinti si ricordano la "Disputa di Gesù tra i dottori" (XV-XVI secolo) di Francesco da Montereale, la "Presentazione di Maria al Tempio", di Baccio Ciarpi, e il "San Carlo fra gli appestati" (1888) di Teofilo Patini. Sull'altare maggiore vi è la "Madonna fra i Santi Massimo e Giorgio", di Girolamo Cenatiempo.
L'Aquila (AQ) a 14 km dalla struttura
ORARIO APERTURA
Giorni feriali dalle ore 9:00 alle ore 18:00
Giorni festivi dalle ore 9:00 alle ore 20:00
Per informazioni inerenti le attività della Rettoria, visite guidate, e prenotazioni Sante Messe, rivolgersi alla Segreteria della Rettoria, sita in via dei Ramieri 4, L’Aquila (+39 0862 294189)
Edificata a partire dal 1713 in suffragio delle vittime del terremoto del 1703, costituisce il simbolo della ricostruzione settecentesca della città e rappresenta la massima espressione dell’architettura religiosa aquilana nel XVIII secolo. È rimasta gravemente danneggiata dal terremoto del 2009 ed è sottoposta a lavori di restauro e consolidamento.
La chiesa di Santa Maria del Suffragio, popolarmente detta chiesa delle Anime Sante, è un edificio religioso dell'Aquila. Divide con la cattedrale dei Santi Giorgio e Massimo lo spazio di piazza del Duomo.
Ha dimensioni in pianta di 18 metri in larghezza e 40 in lunghezza; la facciata misura inoltre circa 25 metri in alzato — di poco inferiori a quella della facciata della basilica di San Bernardino, il massimo edificio religioso cittadino — mentre la cupola si innalza fin oltre i 35 metri.
La chiesa è situata nel quarto di Santa Giusta. Essa domina il lato meridionale di piazza del Duomo, volta frontalmente alla via Patini che la collega con la piazza del Palazzo ed a poca distanza dalla cattedrale dei Santi Massimo e Giorgio. Per la sua grandiosità architettonica e prospettica, e per la cupola che a rende visibile a distanza, è posta in contrapposizione al duomo come emergenza della piazza.
La facciata è in stile tardo-barocco d'autentica ispirazione borrominiana, con accenni rococò e un evidente riferimento a alle esperienze settecentesche romane, in particolare alla chiesa di Santa Maria della Maddalena.
Il fronte concavo ha profondamente condizionato l'immagine della città e la sua storia architettonica; essendo la chiesa posta parallela all'asse principale della piazza, laterale alla cattedrale dei Santi Massimo e Giorgio, la facciata è stata progettata per una visione diagonale e, con la ritmicità delle sue partizioni e bucature, per dare luogo a un raffinato effetto chiaroscuro.
L'interno presenta una pianta di concezione gesuitica a croce latina caratterizzata da un'unica navata culminante in un'abside rettangolare; in essa, l'alternanza degli interassi dà luogo alla cosiddetta travata ritmica.
Lo spazio centrale del transetto è impreziosito dalla cupola, già ipotizzata alla data di realizzazione della chiesa ma realizzata solamente nel XIX secolo in stile neoclassico ad opera del Valadier. La struttura interna della cupola è scandita da lacunari fiorati e reca, sui pennacchi, i Profeti, opera di Alessandro Terzani.
La navata è scandita da tre gruppi di lesene in cui si proiettano due coppie di cappelle, alternate da una parete piena; la prima cappella di sinistra, detta dello Spirito Santo, presenta un dipinto di Teofilo Patini raffigurante il Sant'Antonio.
Le ali del transetto sono della stessa profondità delle cappelle, così da non alterare il rigido impianto rettangolare della struttura esterna; in esse sono presenti due grandi altari in marmo, opera di Francesco Ferradini e Perseo Petrilli del 1701 e qui trasferiti dalla precedente chiesa della Confraternita del Suffragio. L'altare maggiore è invece opera di Francesco Bedeschini.
CONVENTO SANTI FRANCESCO E CHIARA DI L'AQUILA
L'Aquila (AQ) a 14 km dalla struttura
tel. 0862/ 26059
SANTE MESSE
Feriale 7.30 – 18.00
Festivo 7.30 – 10.00 – 11.30 – 18.00
Feriale 7.30 – 18.00
Festivo 7.30 – 10.00 – 11.30 – 18.00
Dal lunedì al venerdì ore 19.00
Meditazione personale ambientata nel tempo liturgico
Meditazione personale ambientata nel tempo liturgico
ore 19.30 Vespro
Dal sabato alla domenica ore 19.30 Vespro
Ogni giorno, disponibilità per le confessioni
Dal sabato alla domenica ore 19.30 Vespro
Ogni giorno, disponibilità per le confessioni
Si trova sotto via XX Settembre, nel Parco naturale delle Acque, è sede dell'Ordine dei Frati Cappuccini.
Sorse durante il pellegrinaggio di San Francesco d'Assisi e Santa Chiara in Italia, dunque nel XIII secolo, sede dell'ordine dei Francescani (in questo caso delle Clarisse) in un lotto all'interno delle mura (zona Porta Lucoli), il corrispettivo edificio dell'Ordine era il monastero di San Francesco a Palazzo, oggi sede del Convitto nazionale. e il monastero fu accresciuto nel XV sec.
La chiesa è legata all'ordine dei Cappuccini, che all'Aquila risiedevano in due monasteri: San Giuseppe fuori le mura, fondato nel 1540 da frate Matteo da Leonessa, e quello di San Michele dentro le mura, del 1609, fondato da Francesco Vestarini. I conventi furono soppressi nel 1866: quello di San Michele verrà demolito per la costruzione del neoclassico Palazzo dell'Emiciclo. I frati si trasferirono a Santa Maria del Soccorso presso il cimitero, dove risiedevano gli Olivetani, la cui congrega fu soppressa nel 1904. I francescani poterono rientrate a Santa Chiara nel 1940.
Il monastero femminile era conosciuto come "Santa Chiara d'Acquili" perché sorgeva sopra una chiesetta risalente all'XI secolo, menzionata anche nel diploma di Corrado IV di Svevia come Sancta Maria de Acquili nel 1254 per l'approvazione della fondazione della città, che si trovava nel locale di "Acquilio", ossia il Borgo Rivera, dove si sviluppò nel XIII secolo il primo nucleo abitativo aquilano. La chiesa in seguito ospitò le Clarisse, che la riedificarono quasi daccapo, tralasciato un portale laterale in stile romanico, unico elemento della chiesa originale.
La chiesa principale ha pianta rettangolare con facciata in marmo a coronamento orizzontale, divisa a metà da cornice marcapiano, e verticalmente da quattro paraste. L'insieme dell'asse portale-finestrone è assai sobrio e semplice. Il convento si snoda sulla destra, a pianta quadrangolare, con chiostro e piazzale centrale. Anche l'interno, a causa delle varie soppressioni e spoliazioni, si presenta assai semplice, specialmente dopo le ripuliture del 1960, che hanno conferito un sobrio aspetto neoclassico in stucco bianco, mostrando una navata unica con le volte a crociera, che ricordano la precedente costruzione medievale.
L'altare maggiore è moderno, consacrato il 4 ottobre 1960, con rinnovo del presbiterio e degli scanni lignei laterali per accogliere il tabernacolo. Gli altari laterali sono stati rimossi.
A poca distanza da questa chiesa, in Discesa Santo Spirito, si trova la storica torre-ospedale di Santo Spirito dei Bastardi. Si tratta di una chiesa fortificata a pianta quadrata, esistente sin dalla fondazione della città, e di proprietà dei Celestini dal 1288. La chiesa, danneggiata nel 2009, è stata riaperta nel 2015.
L'Aquila (AQ) a 16 km dalla struttura
Per le visite guidate nel complesso conventuale è possibile rivolgersi, su prenotazione, all’Associazione AquilArtes. Tel. 3494542826
Dal piazzale, per una larga gradinata e un ampio atrio, si entra nella Chiesa, costruita nel XVI secolo.
Il prospetto attuale del 1960 determinò la demolizione della precedente facciata delineata dalle ristrutturazioni sette-ottocentesche. La chiesa venne consacrata nel 1430 dal vescovo aquilano Jacopo Donadei, come ricorda un’iscrizione in controfacciata. L’interno, che ha assunto le attuali forme barocche in seguito ai restauri del 1665-1673, è a una sola navata con volte a botte e terminante con abside semicircolare.
Sul lato sinistro si aprono due cappelle, anch’esse barocche, sovrastate da armoniose cupolette. La prima cappella è dedicata al Beato Vincenzo dell’Aquila, le cui spoglie sono custodite in un’urna racchiusa nell’armadio di noce intagliato sulla destra.
Sugli sportelli si ammirano due ramine dipinte della prima metà del Seicento e, nel retro, due episodi rievocanti la vita del Beato: a destra il colloquio con Alfonso, duca di Calabria, figlio di re Ferrante d’Aragona; a sinistra, al capezzale del Vescovo di Sulmona, Bartolomeo Scala, gravemente malato.
Sul muro a destra dell’armadio una piccola lapide ricorda: “In questa sepoltura se riposa il corpo del Beato Vincentio dell’Aquila il quale passò da questa vita alli sette di augusto M.D.IIII”. Sull’altare un dipinto su tavola, attribuito a Saturnino Gatti, raffigura il Beato Vincenzo, assorto nella contemplazione del Crocifisso.
Nei quattro tondi della cupola si ammirano tele raffiguranti gli Evangelisti (XVII secolo) mentre sull’armadio è una tela dello stesso periodo in cui è rappresentato Sant’Antonio.
La seconda cappella è dedicata al Crocifisso, la cui immagine lignea (XV secolo) si crede sia stata portata come insegna da San Giovanni da Capestrano alla battaglia di Belgrado (1456). I due armadi di noce ai lati, intagliati e con quattro dipinti su ramine sono del XVIII secolo. Le due tele raffiguranti una Madonna con Bambino, Sant’Anna e San Giovanni, e la Sacra Famiglia con San Francesco sono datati al XVI secolo.
Sulla destra della navata i due altari neoclassici, di legno dorato, hanno tele di Vincenzo Damini, pittore veneziano molto attivo all’Aquila dal 1730 al 1749, che raffigurano, nel primo, San Diego d’Alcalà (1738) e, nel secondo, San Giovanni da Capestrano (1737).
Nei timpani soprastanti le tele sono Sant’Antonio e San Francesco. L’altare maggiore di legno dorato, rialzato di tre gradini rispetto alla navata, è del XVIII secolo. Al centro, in una cornice sorretta da angeli e da lunghi raggi, è una tela con l’Assunta (XVI secolo). Ai lati, due statue barocche di legno dorato raffigurano San Pietro d’Alcantara e San Giuliano cui il tempio è dedicato.
Dietro l’altare maggiore si trova il coro seicentesco, sobrio e severo. Nella conca absidale si ammira l’Adorazione dei Magi del Damini (1743); le quattro tele alle pareti dello stesso autore, due per lato, rappresentano San Pasquale Baylon, l’Immacolata con San Francesco e Sant’Antonio, San Bernardino da Siena e San Giovanni da Capestrano, San Gennaro. I due dipinti dietro l’altare sono del XVI secolo e raffigurano Sant’Anna con la Vergine e Santi e la Vergine in trono con Santi.
La sacrestia, con volte decorate con pregevoli stucchi barocchi, ospita armadi in noce con delicati intagli; all’interno degli sportelli superiori, sul muro di fondo, un ignoto pittore ha raffigurato paesaggi di città, campagne e giardini. Lo smontaggio di un armadio ligneo nel corso di lavori di restauro del 2010-2011 ha fatto riportare alla luce, nella parete di fondo, una Crocifissione affrescata databile al XVII secolo.
IL CONVENTO DI S. GIOVANNI DA CAPESTRANO
San Giovanni da Capestrano è il Patrono universale presso di Dio dei Cappellani militari del mondo. Il convento a lui dedicato è senza dubbio il simbolo di Capestrano nel mondo. Nella terra definita di "Santi e Guerrieri", Giovanni da Capestrano rappresenta la migliore sintesi di entrambe le categorie.
Giovanni iniziò la costruzione del convento nel 1447, nel sito del vecchio castello nella parte settentrionale del paese, donatogli dalla contessa Cobella da Celano.
Negli anni successivi il convento fu ampliato e nel 1620, appena terminato il chiostro, fu ornato con dipinti che raccontavano la vita del Santo. Nello stesso periodo nel convento era funzionante un lanificio che tesseva lane per frati e borghesi.
Il Museo conserva oggi oggetti di grande valore appartenuti al Santo, numerosi manoscritti ed in particolare una Bibbia di pergamena del XV secolo ed una bolla di Urbano IV datata 18 aprile 1262.
La magnifica chiesa annessa al convento è dedicata a San Francesco e si presenta in stile rinascimentale, con una sola navata e decorazioni sorprendentemente armoniose.
Nel Museo del convento di S. Giovanni si possono ammirare oggetti di grande valore, quali tutti gli oggetti appartenuti al Santo: il mantello, il bastone, i sandali e la bibbia di pergamena del XV sec. contenente miniature raffiguranti i profeti, regalata a S. Giovanni dal papa Callisto III.
Si conservano inoltre arredi sacri di grande pregio: calici in argento del 1700, una croce processionale sempre del 1700, il busto argenteo del Santo donato al convento da Cosimo III dei Medici nel XVIII sec, un quadro databile 1740/41 attribuito a Vincenzo Damini pittore Veneziano. Il documento più antico conservato è una bolla di Urbano IV datata 18 aprile 1262.
Chiesa di Santa Maria della Pietà
La chiesa si trova su un altura dominata dal castello di Rocca Calascio, affacciata sulla valle del Tirino e l’altopiano di Novelli dove è ancora visibile sul fondovalle il tracciato dell’antico tratturo.
L’edificio è a poca distanza da Campo Imperatore e sorge a 1482 m s.l.m. sul luogo dove, secondo la tradizione, la popolazione sconfisse una banda di briganti che, provenienti dal vicino Campo Imperatore nello Stato Pontificio, stavano per imperversare nei possedimenti della famiglia Piccolomini.
La chiesa, edificata fra il XVI e il XVII secolo sui resti di una precedente edicola votiva rinascimentale.
L’impianto è simile a molti edifici riscontrabili sia Abruzzo sia in buona parte dell’Italia centro-settentrionale e richiama lo stile del Brunelleschi e del Bramante, addirittura alcune fonti dicono sia stata costruita forse su disegni proprio del Bramante.
La struttura esterna a pianta ottagonale di 5,5 m per lato è sovrastata da un padiglione a otto spicchi a tutto sesto.
Il semplice volume della chiesa di Rocca Calascio è affiancato, a destra dell’ingresso, dal corpo trapezoidale della sacrestia ed è concluso da una copertura a falde convergenti che lascia immaginare la cupola ribassata interna, suddivisa in otto porzioni.
Sulla sommità, alla convergenza delle falde, si impasta la piccola lanterna.
Gli spigoli dell’ottagono sono sottolineati da paraste ripiegate d’ordine tuscanica gigante sulle quali s’imposta la cornice modanata del sottogronda.
La facciata, orientato verso sud, presenta un portale definito da due colonne ioniche impostate su un basamento che terminano con un timpano arcuato interrotto dove al centro si apre un’edicola timpanata anch’essa sovrastata da un ampio finestrone riccamente decorato.
A destra e a sinistra del portale altre due piccole edicole anch’esse vuote; altre quattro edicole altrettanto vuote si ripetono al disopra delle prime.
L’interno un tempo più ricco di decorazioni, è scandito da paraste tuscaniche realizzate in blocchi lapidei non intonacati.
Di notevole interesse sono l’altare principale decorato con un dipinto raffigurante la Vergine miracolosa e l’adiacente nicchia contenente la statua di San Michele decorata con stucchi barocchi.
Sulmona (AQ) a 50 km dalla struttura
Denominazione sentiero: Eremo di S. Onofrio al Morrone (Sulmona)
Località di inizio: Abbazia Santo Spirito al Morrone
Località di arrivo: Eremo di S. Onofrio al Morrone
Difficoltà escursionistica: E - ESCURSIONISTI
Dislivello in salita: 290 m circa
Dislivello in discesa: ---
Lunghezza: Km. 2,250
Tempo di percorrenza: 50' circa
Punti acqua: c/o Abbazia Santo Spirito al Morrone
Strutture informative del Parco più prossime alla zona:
Centro Informazioni Sulmona Centro Informazioni Pacentro
Descrizione:
Da Sulmona si percorre la strada in direzione della frazione Badia; arrivati all'Abbazia di Santo Spirito al Morrone, anche Sede del Parco, si comincia l'escursione e dopo circa 20 minuti si arriva ad un belvedere alle pendici del Morrone, dove c'è un'area pic-nic. Dal belvedere affacciato sulla valle Peligna, si può scegliere di salire all'eremo di Sant'Onofrio, oppure scendere al sito archeologico del Santuario di Ercole Curino
Il sentiero per l'eremo, esposto a sud e poco ombreggiato, s'inerpica lungo le balze rocciose zigzagando su scalini scavati nella roccia, può pertanto risultare faticoso nelle calde giornate d'estate.
In 30' di cammino si giunge al romitorio. Paragonato a un nido d'aquila che domina la valle, l'eremo sembra davvero gareggiare, per audacia costruttiva, con i rapaci che popolano le pareti del Morrone.
All'interno si trovano l'oratorio con affreschi del ‘200 e le cellette usate da Pietro del Morrone (Papa Celestino V) e da uno dei suoi più fedeli giovani discepoli: il Beato Roberto da Salle. Il santuario italico di Ercole Curino è raggiungibile in 5' in discesa, partendo dal belvedere con il sentiero, che si snoda all'ombra di pini e cipressi. Il Sacello è decorato da pitture e da mosaici policromi di tipo ellenistico.
ATTENZIONE. Attualmente è visitabile la sola Grotta di Celestino, mentre la parte superiore dell'eremo è chiusa per il restauro degli affreschi.
La manutenzione di questo itinerario è curata dall'associazione "Terradriatica" di Sulmona
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