Rassegna estiva del Comune dell’Aquila. 34 eventi per 25 giornate di spettacoli, dall’8 luglio al 6 agosto, previsti nelle tradizionali location della scalinata di San Bernardino e l’Auditorium del Parco, cui si aggiungono due appuntamenti previsti nei comuni di Campotosto e Villa Sant’Angelo.
Un appuntamento diventato oramai il cuore dell’estate aquilana, nato per riappropriarsi degli spazi pubblici è diventato una delle rassegne più corpose d’Italia.
Trenta giorni di spettacolo, teatro, musica e danza, nei quali gli enti e le associazioni cittadine propongono appuntamenti davvero interessanti e unici per un pubblico che può trovare eventi adatti ad ogni fascia di età e ad ogni interesse.
Giro Turistico dell'Aquila a bordo di una Navetta Elettrica
Un servizio turistico alla riscoperta dell'Aquila a bordo della nostra navetta elettrica, amica dell’ambiente. Un'esperienza unica nel più suggestivo tra i centri storici d'Italia, comodamente seduti e in tutta sicurezza. I nostri accompagnatori vi condurranno alla volta dei monumenti più caratteristici, oltre che dei luoghi più nascosti e suggestivi della città, per un'esperienza unica.
Distanza totale percorso A/R: circa 30 km
L'Aquila sorge nell'omonima conca, inserita fra le dorsali orientali e centrali dell'Appennino centrale abruzzese, sulle sponde del fiume Aterno a un'altitudine di 721 metri sul livello del mare, che la rende terza tra i capoluoghi di provincia italiani più alti.
Il centro storico sorge su di un altopiano in posizione centrale rispetto alla conca.
E' una delle città più importanti dell'Italia Centrale. Famoso centro universitario, ricco di storia e di bellezze naturali, L'Aquila ha passato dei brutti momenti nel 2009, quando il terremoto l'ha quasi distrutta. La città però non si è arresa e giorno dopo giorno cerca ancora di tornare al suo antico splendore.
Situata nella valle dell'Aterno, è uno dei capoluoghi più alti e freddi d'Italia, e anche uno dei più suggestivi.
Circondata da numerose frazioni, che costellano le montagne che la circondano, merita almeno una visita durante l'anno, per godere di tutte le sue bellezze. Noi ci abbiamo provato, indicando 10 cose da vedere in questa bellissima città.
Nell'agosto del 1294, Papa Celestino V emanò una Bolla con la quale concedeva un'indulgenza plenaria e universale a tutta l'umanità. Bolla ancora oggi valida, che anticipò di sei anni l'introduzione dell'anno santo, avvenuta per volere di papa Bonifacio VIII nel 1300 e può essere quindi considerato il primo giubileo della storia.
La Bolla Inter sanctorum solemnia di Celestino V, oggi nota come la Bolla della Perdonanza, poneva come condizioni per l'ottenimento del perdono: l'ingresso nella basilica nell'arco di tempo compreso tra le sere del 28 e del 29 agosto di ogni anno e l'essere "veramente pentiti e confessati". La porta di Celestino V, situata sul lato settentrionale della basilica è dunque a tutti gli effetti una Porta santa.
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Cose da Vedere a L'Aquila
Basilica di Santa Maria di Collemaggio e Parco del Sole
Famosa per la sua facciata, massimo esempio di arte abruzzese, la Basilica di Collemaggio è stata costruita nella seconda metà del XIII secolo, anche se è stata rimaneggiata per secoli con restauri, modifiche e decorazioni. La Basilica è stata fondata da San Pietro Celestino, che oggi qui riposa. A neanche 5 minuti a piedi dalla Basilica si trova anche il Parco del Sole, allestito nel XX secolo come ampliamento dei giardini della Villa Comunale.
Al suo interno si tengono diversi eventi, come la Perdonanza Celestiniana, che si tiene ogni anno il 28 ed il 29 agosto.
La basilica è situata a Collemaggio, piccolo promontorio situato appena fuori le mura dell'Aquila, a sud-est della città.
La basilica presenta un orientamento astronomico coincidente con il giorno dell'Assunzione di Maria, cui l'edificio è dedicato. Storicamente il primo impatto con l’edificio avveniva dal basso e lateralmente, essendo il percorso principale verso la basilica passante per Porta Bazzano e per l’attuale via Caldora.
Con il tempo si è potenziato invece l’accesso alla basilica dall'area di San Michele, attraverso uno squarcio nella cinta muraria ed una direttrice assiale, consolidata poi — tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento — con la realizzazione del viale di Collemaggio.
Tale capovolgimento dell’accesso, se da un lato ha appiattito e banalizzato la complessità volumetrica della chiesa, dall'altro ne ha accentuato il carattere monumentale, ulteriormente marcato dalla vasta distesa verde prospiciente la facciata che rimanda alla pisana piazza dei Miracoli.
La fontana delle 99 cannelle, detta anche fontana della Rivera, è un monumento storico dell'Aquila.
Situata nella zona della Rivera — una delle più antiche del centro storico, a ridosso del fiume Aterno — vicino alla chiesa di San Vito alla Rivera, la fontana è costituita da novantatré mascheroni in pietra e sei cannelle singole, dalla maggior parte dei quali sgorga l'acqua. Secondo la tradizione, le cannelle rappresenterebbero i novantanove castelli del circondario che, nel XIII secolo, parteciparono alla fondazione dell'Aquila.
La fontana costituisce quasi l'intero perimetro dell'omonima piazza quadrangolare posta adiacente alle Mura urbiche.
A pianta trapezoidale di notevole impatto prospettico, originariamente era costituita da un elaborato sistema simbolico astrologico ripetuto anche nelle aggiunte del 1582 ad opera di Alessandro Ciccarone. La fontana si sviluppa su tre fronti ed è posta ribassata rispetto alla sede stradale; sul lato aperto termina con una scalinata che guarda la medievale chiesa di San Vito.
I mascheroni sono tutti diversi fra loro e intervallati da formelle rettangolari, novantatré delle quali contenenti un fiore in rilievo e un rosone, mentre le rimanenti sei sono vuote.
La città sarebbe infatti costituita di novantanove piazze, novantanove chiese e novantanove fontane, ciascuna riferita al castello di riferimento, e la fontana della Rivera estimonierebbe tale operazione; in realtà il numero dei locali su cui fu fondata L'Aquila è leggermente minore di novantanove, e anche il numero di mascheroni dai quali sgorga l'acqua è attualmente di novantatré. Difatti, altre sei cannelle, di dimensioni minori e senza alcuna funzione pratica, sono poste poco sotto il parapetto del lato destro, probabilmente per alimentare la leggenda del numero novantanove.
Il Museo Nazionale d'Abruzzo, conosciuto anche come MunDa, è il museo più importante di tutta la regione.
Il Museo che visse due volte
Il catastrofico sisma del 6 aprile 2009 ha determinato la chiusura del Museo Nazionale d’Abruzzo, che era stato fino ad allora il principale della regione, per importanza storica e architettonica del contenitore – la fortezza spagnola dell’Aquila, uno degli esempi più grandiosi e meglio conservati di architettura militare cinquecentesca –, per ampiezza di superficie espositiva e numero di visitatori, per consistenza e pregio del patrimonio esposto, che documentava storia e preistoria del territorio regionale, dagli inizi dell’era quaternaria a tutto il Novecento.
La sede storica, gravemente danneggiata dal terremoto, è tutt’ora oggetto di un complesso intervento di restauro. La nuova vita del Museo ha avuto inizio il 19 dicembre 2015, con la riapertura nel complesso architettonico dell’ex mattatoio comunale dell’Aquila, sito in Borgo Rivera, di fronte alla celebre Fontana delle Novantanove Cannelle.
La storia in breve
Il Museo Nazionale d’Abruzzo fu inaugurato il 23 settembre 1951 nel Castello Cinquecentescodell’Aquila, da poco restaurato dai danni dell’occupazione nazista. In esso confluirono, oltre ai depositi della locale Soprintendenza, le raccolte del Museo Civico Aquilano, istituito a fine Ottocento e smantellato nel 1942 per esigenze di guerra.
Nel 1958 il bastione est della fortezza accolse lo scheletro fossile di Mammuthus meridionalis rinvenuto qualche anno prima nella conca aquilana. Nel 1966 vi pervennero anche “in deposito provvisorio a tempo indeterminato” le opere del Museo Diocesano d’Arte Sacra, isitutito nel 1935.
La chiesa aquilana si era del resto già resa benemerita nei confronti dei tesori d’arte della città, curandone, durante i mesi più tragici della guerra, il trasferimento precauzionale nei depositi vaticani, al riparo da bombardamenti e depredazioni. Una selezione delle raccolte del Museo, che il terremoto del 6 aprile 2009 ha drammaticamente estromesso dalla sua sede storica, è oggi ospitata nel complesso dell’ex mattatoio comunale dell’Aquila, costruito negli anni 1881-1883 e dismesso nel 1990.
Nella nuova sede provvisoria, dopo un accorto intervento di riparazione e ristrutturazione, eseguito tra il 2010 e il 2015, ha trovato posto, protetta da avanzati presidi antisismici, una selezione di una sessantina di reperti archeologici e 112 tra dipinti, sculture e oreficerie, dal Medioevo all’Età Moderna. Si tratta di capolavori che testimoniano l’identita`, la storia e la vitalita` della cultura dell’intera regione, alcuni dei quali recuperati tra le macerie del sisma e restituiti a nuova vita grazie a complessi interventi di restauro.
I tesori del MuNDA
La sezione archeologica (sala A), è costituita da reperti provenienti da Amiternum, Aveia e Peltuinum, importanti centri italici e romani della conca aquilana, tra cui il Calendario Amiternino (circa 20 d.C.) e i rilievi in pietra raffiguranti un combattimento di gladiatori (I sec. a. C.) e una cerimonia funebre (I sec. d.C.).
Il Medioevo abruzzese (sala B) è documentato da un’eccezionale collezione di Madonne, che per ricchezza e qualità artistica ha ben pochi confronti in campo nazionale e internazionale: alcune rarissime e preziose icone dipinte duecentesche (Madonna “de Ambro”, Madonna di Sivignano, Madonna di Montereale), e numerose sculture in legno; maestose e sacrali quelle di cultura romanico-bizantina, risalenti al Millecento e Milleduecento (Madonna di Lettopalena, Madonna delle Cocanelle); slanciate e flessuose quelle trecentesche, che rivelano nella dolcezza del volto e nella raffinatezza delle linee la spiritualità e la grazia della nuova arte gotica (Madonna di Fossa, Madonna di San Silvestro). Il Quattrocento (sala C) si apre con smaglianti pitture su fondo d’oro zecchino: tra esse il Trittico di Beffi (1410-1415), attribuito al teramano Leonardo di Sabino.
Testimonianze del primo Rinascimento abruzzese sono i dipinti di Andrea Delitio e le sculture lignee di Giovanni di Biasuccio e Silvestro dell’Aquila (San Sebastiano, 1478). Tra i dipinti di soggetto e committenza francescana (sala D) spicca il polittico raffigurante San Giovanni da Capestrano e storie della sua vita, opera di un ignoto maestro dalla complessa cultura, cui si attribuisce anche il dipinto raffigurante San Francesco riceve le stimmate.
Nel Cinquecento (sala E) emerge l’originalissima personalità di Saturnino Gatti, recentemente rinosciuto tra le figure di primo piano del Rinascimento italiano. Di questo artista il Museo espone due dipinti su tavola (Madonna degli Angeli, 1505; Madonna del Rosario, 1511) e diverse sculture in terracotta (Presepe di Tione e Sant’Antonio Abate, 1512), salvate dal terremoto e mirabilmente restaurate. Concludono la rassegna le tele di importanti maestri del Seicento napoletano (sala F): Mattia Preti, Bernardo Cavallino, Jusepe de Ribera, Andrea Vaccaro, Massimo Stanzione.
Orari: mar-dom 8:30-19:00
Costo biglietto: €4,00 interno,€2,00 ridotto
Situata sul punto più alto della città, il Forte Spagnolo è stato progettato da Pirro Aloisio Scrivà nel 1534. Con la sua pianta quadrata circondata da 4 bastioni, uno per ogni angolo, il Forte è uno dei forti militri che meglio si sono conservati. Come ogni Forte che si rispetti, anche questo prevedeva un fossato ed un punte levatoio, che si ritirava parzialmente, poi distrutto nel 1883 e rimpiazzato dall'attuale ponte di pietra.
Nella stessa zona del Forte Spagnolo si trova anche l'Auditorium Renzo Piano, progetto fortemente voluto dall'architetto nel 2009, proprio a seguito del terremoto. Inizialmente l'idea doveva essere quella di ristrutturare l'auditorium già presente, ma si è trasformata nella costruzione di un nuovo luogo dedicato ad ospitare eventi di ogni tipo.
Il Forte Spagnolo, anche noto come Castello Cinquecentesco, è una fortezza dell'Aquila, costruita nel corso di un grandioso progetto di rafforzamento militare del territorio avvenuto durante la dominazione spagnola in Italia meridionale nella prima metà del cinquecento.
Mai utilizzato per scopi bellici, fu utilizzato nel Seicento come residenza del governatore spagnolo e successivamente come alloggio per i soldati francesi nell'Ottocento e tedeschi durante l'ultima guerra mondiale. Nel 1902 è stato dichiarato monumento nazionale. Restaurato nel 1951 ad opera della Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie d'Abruzzo e Molise, è divenuto sede del Museo Nazionale d'Abruzzo, il più importante della regione, ed è sede di mostre e convegni. Al suo interno trovano posto anche un Auditorium e una Sala Conferenze.
È rimasto gravemente danneggiato dal terremoto del 2009 e non è attualmente agibile. Dal 2011 sono ancora in corso i lavori di ricostruzione.
L'imponente fortezza, eseguita seguendo le più aggiornate tecniche di fortificazione dell'epoca, si presenta a pianta quadrata, con ai quattro angoli massicci bastioni dai profili affilati con schema detto a punta di lancia, ognuno in direzione dei quattro punti cardinali. Nelle sue fattezze il Forte Spagnolo presenta molte analogie con il Castello di Barletta e il Castello di Copertino, anch'essi a pianta quadrangolare con quattro bastioni lanceolati, costruiti durante lo stesso periodo del regno di Carlo V, e, presumibilmente, per incarico dello stesso viceré di Napoli, Pedro Álvarez de Toledo, non però dallo Escrivà, ma dall'architetto copertinese Evangelista Menga.
Il Forte è contornato da un profondo e largo fossato, mai riempito d'acqua, ed è accessibile da un ponte in muratura, un tempo con piano di calpestio interamente in legno parzialmente retraibile, distrutto nel 1883 e sostituito dall'attuale in pietra, mediante il quale si accede al Portale d'ingresso raffigurante lo stemma di Carlo V. La struttura è circondata da un enorme parco alberato, il Parco del Castello, autentico polmone verde della città.
Cattedrale di San Massimo - Duomo di L'Aquila
Risalente al XIII secolo, la Cattedrale di San Massimo è il Duomo della città, e simbolo della sua storia. Situata nel cuore del centro storico della città, antistante la celebre piazza Duomo, è stata distrutta dal terremoto del 1703 prima, e da quello del 2009. Restaurata una prima volta nel 1700, anche se solo nel 1800 viene completato il prospetto, vede al suo interno decori barocchi, cappelle laterli, una scalinata ed il sepolcro dell'Agnifili di Silvestro dell'Aquila. Purtroppo la chiesa ancora non è aperta al pubblico a causa dei lavori di ristrutturazione.
La cattedrale metropolitana dei Santi Massimo e Giorgio è il principale luogo di culto dell'Aquila, sede vescovile dell'omonima arcidiocesi metropolitana.
Edificata nel XIII secolo, venne gravemente danneggiata dal terremoto del 1703 per essere successivamente restaurata nel XIX e nel XX secolo.
Nel 1902 è stata inserita nell'elenco dei monumenti nazionali italiani poi ratificato con un Regio Decreto nel 1940.
Gravemente danneggiata dal terremoto del 2009, è attualmente inagibile. Le funzioni di cattedrale sono state temporaneamente svolte, fino all'agosto 2013, dalla basilica di Santa Maria di Collemaggio − poi anch'essa chiusa al pubblico per lavori di ristrutturazione − e successivamente dalla basilica minore di San Giuseppe Artigiano, a pochi passi dal Duomo e riaperta al culto nel 2012. A giugno 2019 i lavori di ricostruzione del duomo non sono ancora iniziati.
La cattedrale è situata ai piedi di piazza del Duomo, la maggiore delle piazze aquilane, cuore del potere religioso; adiacente alla chiesa è infatti il palazzo arcivescovile, sede dell'arcidiocesi dell'Aquila, mentre a poca distanza è la chiesa delle Anime Sante. Frontalmente all'edificio è anche la fontana vecchia.
L'interno nel 2007.
L'architettura della facciata della cattedrale è variata nel tempo in virtù dei crolli, dovuti per lo più a terremoti, e dei numerosi rifacimenti, passando dall'originale a capanna con tre rosoni alla versione ottocentesca con portico a tutto sesto sino al disegno odierno in stile neoclassico, costruito tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo
La parte inferiore, che presenta un solo ordine di colonne ioniche, è opera di Giambattista Benedetti e venne costruita a partire dal 1851 demolendo la precedente facciata; il frontone sulla trabeazione venne probabilmente aggiunto su richiesta dell'arcivescovo Luigi Filippi prima della sospensione forzata dei lavori nel 1860.
Al 1928 si deve invece la parte superiore con l'aggiunta di due torri campanarie sulla falsariga di un modello già utilizzato in San Marco, la tripartizione del prospetto mediante paraste e il portale in rame. Le due torri contengono inoltre due meridiane, mentre la balaustra che le collega presenta una targa con inciso MCMXXVIII, ovvero l'anno di completamento della facciata. Al centro è presente un finto semioculo in cui è inserita un finestra che provvede ad illuminare l'interno. Il rivestimento è stato realizzato ad intonaco cementizio invece che in conci di pietra, come avrebbe voluto il progetto del Benedetti
L'interno, realizzato tra il 1711 ed il 1780 in stile barocco, è ampio e luminoso con pianta a croce latina; è strutturato su di un'unica navata centrale lunga oltre 70 metri affiancata da cappelle laterali comunicanti tra loro.
A destra dell'ingresso è il sepolcro del cardinale Amico Agnifili, realizzato nel 1480 da Silvestro dell'Aquila, ricostruito dopo il terremoto del 1703 e costituito dalla sola urna con l'immagine del defunto ed il relativo basamento; alcuni pezzi che lo componevano sono stati trasferiti, come la Madonna con bambino, attualmente nella lunetta del portale di San Marciano. A sinistra è invece la fonte battesimale realizzata nel XV secolo da Giovanni de' Rettori.
Tra i dipinti si ricordano la Disputa di Gesù tra i dottori (XV-XVI secolo) di Francesco da Montereale, la Presentazione di Maria al tempio di Baccio Ciarpi e il San Carlo fra gli appestati (1888) di Teofilo Patini. All'incrocio tra la navata e il transetto è un dipinto raffigurante una cupola in prospettiva, opera di Venanzio Mascitelli, mentre sull'altare maggiore vi è la Madonna fra i santi Massimo e Giorgio di Girolamo Cenatiempo. Nella volta della navata è infine un affresco ottocentesco raffigurante i patroni della città: san Massimo, san Bernardino da Siena, san Pietro Celestino e sant'Equizio abate.
Situata nel centro della città, è stata edificata tra il 1454 ed il 1427. Dedicata a San Bernardino da Siena, che secondo la leggenda riunì le due fazioni che si fronteggiavano nella città nel 1444, fu distrutta dal terremoto del 1700 e poi ricostruita in stile barocco. Come per la Cattedrale, anche la Basilica di San Bernardino ha subìto danni durante il terremoto del 2009: ad essere toccati sono stati soprattutto il campanile e l'abside. Ad essere di particolare interesse è però la sua facciata, costruita sotto ispirazione della chiesa fiorentina di San Lorenzo del Michelangelo.
La basilica di San Bernardino è un edificio religioso dell'Aquila, situato nel quarto di Santa Maria. Venne costruita, con l'adiacente convento, fra il 1454 e il 1472 in onore di san Bernardino da Siena, le cui spoglie sono custodite all'interno del mausoleo del Santo realizzato a opera di Silvestro dell'Aquila.
La facciata, eretta nel secolo successivo da Cola dell'Amatrice con influenze michelangiolesche, è considerata la massima espressione dell'architettura rinascimentale in Abruzzo.
L'interno, in stile barocco, è dovuto alla ricostruzione dell'edificio in seguito al terremoto del 1703 a opera di più progettisti — tra i quali sicuramente Filippo Barigioni, Sebastiano Cipriani e Giovan Battista Contini — e conserva importanti opere d'arte di Andrea della Robbia, Francesco Bedeschini, Pompeo Cesura, Rinaldo Fiammingo e Donato Teodoro, oltre al già citato Silvestro dell'Aquila, autore anche del mausoleo di Maria Pereyra Camponeschi. Il soffitto in legno intagliato e ornato di oro zecchino è opera di Ferdinando Mosca.
È stata inserita nell'elenco degli edifici monumentali nazionali nel 1902 ed elevata al rango di basilica minore — titolo che condivide con le concittadine San Giuseppe Artigiano e Santa Maria di Collemaggio — da papa Pio XII nel 1946.
A causa del sisma del 2009 che ne ha gravemente danneggiato l'abside e il campanile, la basilica è stata sottoposta a lavori di riparazione e consolidamento ed è stata riaperta nel 2015.
Di particolare interesse è la Fontana Luminosa, realizzata nel 1934 da Nicola d'Antino come felice conclusione della sistemazione urbanistica della città. Situata al centro di piazza Battaglione Alpini, la fontana si presenta come una vasca in cui spiccano due nudi femminili realizzati in bronzo, che sorreggono la famosa conca abruzzese. Forse non di importanza storica particolare, ma è molto apprezzata per il panorama che proprio da qui si gode, in direzione Gran Sasso.
Venne realizzata nel 1934 dallo scultore Nicola D'Antino a conclusione di un lungo e impegnativo progetto di sistemazione urbanistica della città cominciato nel 1927 e che lo portò anche alla realizzazione delle fontane gemelle di piazza Duomo.
È stata sottoposta a numerosi restauri di cui l'ultimo successivo al terremoto dell'Aquila del 2009 dal quale, tuttavia, la fontana non ha subito gravi danni. È tornata fruibile al pubblico nel dicembre del 2016.
La fontana è caratterizzata da due nudi femminili in bronzo sorreggenti la caratteristica conca abruzzese, posti su una vasca a pianta circolare, posta rialzata da gradini rispetto al livello della strada.
È situata al centro di piazza Battaglione Alpini, all'ingresso di corso Vittorio Emanuele II e, quindi, del centro storico della città; la sua funzione di propileo è accentuato dagli edifici gemelli di Palazzo del Combattente e Palazzo Leone prospicienti la fontana.
Prende il nome dal suggestivo gioco di luci sull'acqua che si anima nelle ore notturne.
La piazza e la fontana costituiscono un punto di ritrovo per gli aquilani.
L'area è circondata solo per metà da edifici, aprendosi per un quarto al parco del castello e per il restante quarto alla zona degli impianti sportivi.
Particolarmente apprezzato è il panorama che si ha dalla fontana verso il Gran Sasso.
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